venerdì 6 giugno 2014

LA CRICCA DEL MOSE di Marcello Teti

Come Coordinamento umbro - No E45 Autostrada è da tempo che ripetiamo che grandi opere come la TAV, il MOse, l’Autostrada Orte-Mestre, il famigerato Ponte sullo stretto di Messina sono dannose, inutili, costose e, a causa delle quantità enorme di danaro che circola, fonti inesauribili di corruzione e malaffare. 
La vicenda degli arresti di questi giorni legati al MOse (acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico) e ancor prima lo scandalo EXPO, ne sono un chiaro esempio.
Questa vicenda conferma, in maniera veramente eclatante quello che la maggioranza della brava gente già sa bene, ovvero che gli interessi che vengono salvaguardati in questo enorme business delle grandi opere, non sono quelli della collettività, ma quelli privati di politici corrotti, speculatori finanziari, grandi imprese, faccendieri, avidi amministratori locali e chi più ne ha più ne metta. 
I numeri dell’inchiesta sono da brivido: 35 arresti, oltre cento gli indagati inseriti nell’ordinanza firmata dal gip. Le accuse di corruzione a politici e imprenditori, coinvolgono nell’inchiesta, in maniera bipartisan, esponenti di destra e sinistra, tutti pagati dal Consorzio Venezia Nuova, 25 i milioni di euro, secondo la procura, la somma di denaro «distratta» dal progetto della maxi diga. 
Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio ha definito l'inchiesta peggio di una Tangentopoli, "più complessa e sofisticata". Le indagini hanno portato alla luce un giro di sovrafatturazioni false create ad hoc e di fondi neri "utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. 
Vale la pena soffermarsi sui fatti e i personaggi (quelli più di spicco, già arrestati fra i cento e passa indagati dalla Gdf) di questo ennesimo scandalo per evidenziare ancor più lo squallore e la ripugnanza che suscitano. 
Li riportiamo direttamente dalla cronaca dei giornali di questi giorni. 

Giorgio Orsoni, Giancarlo Galan, Renato Chisso
«….Lo “stipendio” c’era per tutti: un milione annuo per l’ex presidente della Regione Veneto, attualmente deputato di FI, Giancarlo Galan, per il rilascio dei pareri favorevoli ai progetti del Consorzio. Lo stesso Galan, quando è diventato ministro ha beneficiato di un altro milione e 100mila euro per i lavori di ristrutturazione della sua villa (700 mila per il “corpo principale” e 400 mila per la “barchessa”, che l’ex ministro voleva trasformare in agriturismo) tramite l’impresa Mantovani dell’ imprenditore Piergiorgio Baita
Ancora, "….400mila euro all’anno (che nel 2005 e nel 2006 sono diventati 600mila) sono andati dalle tasche al magistrato della Corte dei Conti, Vittorio Giuseppone, per «accelerare le registrazioni delle convenzioni presso la Corte dei Conti da cui dipendeva l’erogazione dei finanziamenti» e per «ammorbidire i controlli di competenza» della Corte….”. “…. 500 mila al generale della Gdf Emilio Spaziante (anche se ne aveva chiesti 2,5 milioni) per «influire in senso favorevole sulle verifiche fiscali e sui procedimenti penali» aperti nei confronti degli appartenenti al Consorzio Venezia Nuova….”;
“… corrotto anche l’assessore regionale veneto alle Infrastrutture, Renato Chisso che, scrive il Gip, ha ricevuto dalla fine degli anni '90 fino al 2013 uno stipendio annuo di 250 mila euro. Il suo compito era quello di agevolare l’iter dei progetti, accelerare le procedure di approvazione e fornire informazioni riservate….”;  
“….Persino il sindaco di Venezia Orsoni, ( che prima di incappare in questa vicenda era considerato uno degli ideologi del Pd di Renzi) ora ai domiciliari con l’accusa di finanziamento illecito è sospeso dalla Prefettura dalla carica di sindaco. Scrive il gip che, attraverso il solito gioco di fatture gonfiate avrebbe ricevuto 110 mila euro da aziende che lavoravano con il MOse ”. 

Non si salva nessuno, nelle 711 pagine dell’ordinanza con cui il Gip Alberto Scaramuzza spiega come e perché ancora una volta una grande opera italiana si è trasformata nell’ennesima tangentopoli. 
“…Neanche il presidente del magistrato delle acque Patrizio Cuccioletta, in carica dal 2008 al 2011, che in teoria avrebbe dovuto controllare i lavori che venivano eseguiti e che invece passava le informazioni sulle inchieste per uno stipendio di 400 mila euro all’anno e 500 mila di “buonuscita” versatigli dal Consorzio Venezia Nuova su un conto svizzero…..” . 
“…. Una vera “parentopoli” quella di Cuccioletta, visto che l’uomo è riuscito a far assumere la figlia in una controllata del Consorzio e il fratello in un’altra azienda del gruppo…”. 
Tra indagati ed arrestati anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo. Le prove nei confronti di questa allegra comitiva, secondo gli inquirenti, sono schiaccianti. Anche perché a fornirle sono gli stessi corruttori: quel Giovanni Mazzacurati ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e “gran burattinaio” di tutta la vicenda. Piergiorgio Baita, ai vertici della Mantovani, già arrestato scorso anno e il proprio braccio destro, Nicolò Buson

Claudia Minutillo
Questi, come riportano i mass-media “… avevano distratto dei fondi relativi al MOse, in una serie di fondi neri all'estero. 20 milioni secondo le Fiamme Gialle la somma occultata, finita poi in conti esteri. Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc
Insomma, un sistema senza controlli. Dove girano miliardi di euro pubblici (4.241 per l’esattezza) finiti nelle tasche di pochi.

Di fronte all’ennesimo scandalo, il mondo politico, Renzi in testa, si è affrettato a difendere le grandi opere e i sistemi di ispezione del Governo: «...i sistemi di controllo e le leggi per controllare ci sono…», ha affermato il Premier, «..il problema sono i ladri..» (sic!!). 
A parte l’insulsaggine dell’affermazione, viene da chiedersi come mai, se i sistemi di controllo funzionano, gli scandali, la corruzione, “i ladri” per dirla alla Renzi, sono presenti con una puntualità svizzera in questi business. Evidentemente a monte questi sistemi sono un colabrodo, spesso voluto e concepito come tale. 
Nel caso del MOse  il Consorzio è concessionario esclusivo dell’opera, incassa i finanziamenti dello Stato e li gira alle imprese che eseguono i lavori, le stesse che fanno parte del Consorzio
Ma chi garantisce il controllo dei costi di questo mostro? 
Chi garantisce che l’opera funzionerà effettivamente entro il 2014? 
Chi garantisce che la cifra (4,241 miliardi di euro) non sarà incrementata da altro danaro pubblico o erogato direttamente dallo Stato o dando al concessionario anche la gestione privata dell’opera come avviene per le autostrade? 
La verità è che questi “mostri” una volta messi su, non sono più gestibili, meno che meno dal ceto politico che ha tutto l’interesse a mestare nel torbido e lasciare attaccato alle proprie dita, “immerse nella marmellata”, quanta più roba possibile.

Ha una bella faccia tosta il Premier Renzi a parlare di controlli efficaci che opererebbero su queste opere quando invece il suo governo ad esempio, in vista dell'Expo milanese del prossimo anno, ha deciso di mettere in atto una gigantesca deroga ai controlli e alla vigilanza abrogando ben 82 disposizioni del Codice degli appalti con quattro ordinanze della Presidenza del consiglio. Di fatto queste deroghe hanno escluso l’Autorità garante e la Corte dei Conti da ogni tipo di reale controllo come ha recentemente denunciato Sergio Santoro, presidente dell'Autorità Garante per la Vigilanza dei contratti pubblici
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: vecchie glorie di Tangentopoli tornate alla ribalta, tangenti e appalti truccati a pioggia attorno a mezzo miliardo di denaro pubblico che gira indisturbato, senza che nessuno degli enti preposti al controllo abbia realmente gli strumenti per vigilare. 
Questi politicanti mentono sapendo di mentire. 

E’ noto infatti che sotto il ricatto che l’opera resti incompiuta, che i tempi di realizzazione si allunghino a dismisura così come avviene generalmente quando si tratta di opere così enormi e devastanti, i controlli, ammesso che ci siano, non possono che divenire labili evanescenti sotto l’urgenza della fretta e della concitazione, (naturalmente criminogene quando si arriva a tal punto) che favoriscono inquinamento corruzione, malaffare.

Checché ne dica Renzi, “i ladri” non sono un fatto “accidentale” (a proposito quanta similitudine nelle frasi del Premier con i “mariuoli, i ladruncoli” di craxiana memoria all’inizio di Tangentopoli) ma del tutto strutturale, invariabilmente legato alla realizzazione di queste grandi lavori. Poiché la vera truffa è rappresentata proprio da questi “mostri”. L’autostrada Orte-Mestre, le dighe mobili del MOse, la TAV e tutte le mastodontiche opere che vengono spacciate per indispensabili infrastrutture per lo sviluppo del Paese, mentre in realtà sono autentici monumenti allo spreco, all’inutilità, alla corruzione, alle devastazioni ambientali. E i veri truffatori sono i politicanti che le consentono e/o le promuovono per accondiscendere agli appetiti dei potentati economici, delle lobby affaristico-finanziarie che sono i veri burattinai della politica italiana che li sostengono e li foraggiano.

La vicenda MOse (e siamo solo all’inizio di questo schifo maleodorante) ha dimostrato a che livello di parossismo orgiastico può arrivare il “magna-magna” generalizzato. Al contempo getta una luce sinistra su cosa potrà divenire il business della Autostrada Orte-Mestre che Vito Bonsignore intende avviare con il beneplacito dei politici nazionali e degli amministratori locali. 
 In questo caso i soldi che gireranno saranno quasi il triplo (oltre 11 miliardi di euro previsti) tantissimi per non prevedere la feroce “corsa all’oro” che si accenderà per impossessarsi di buona parte del bottino. 
Come Coordinamento Umbro contro la trasformazione dell’E45 in autostrada dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi, per far si che questo “mostro” neanche si avvii, e siamo certi che anche nelle altre regioni interessate esiste la ferma volontà della gente di opporsi e dire no. 
Non vogliamo che la nostra regione sia devastata da questa ennesima opera inutile che serve solo a riempire le tasche degli speculatori e dei corrotti.

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